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Violenza di genere nelle Forze Armate

VIOLENZA DI GENERE NELLE FORZE ARMATE
L’articolo 1 della Assemblea Generale delle Nazioni Unite (18.12.1979), ha definito cosa si intenda per discriminazione contro le donne. Nel 2011, precisamente il 7 aprile, con la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, si è deliberata la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, fonte internazionale di maggior rilievo, ratificata dall’Italia con la legge 27 maggio 2013, n.77.
l codici penali militari, attualmente in vigore, risalgono nel lontano 1941, ed è evidente che le donne all’epoca non facevano parte sicuramente del servizio militare, infatti il servizio di leva era riservato solo ai cittadini di sesso maschile. Solo con la legge del 20 ottobre 1999, n.380 di delega al Governo per l’istituzione del servizio militare volontario femminile, le prime donne sono entrate nel mondo militare. Da tale evento, nasce la necessità di previsione di tutela contro le discriminazioni di genere nelle Forze Armate (discriminazione anche sotto un aspetto gerarchico, lesioni dei diritti della dignità della persona attraverso condotte illecite e di conseguenza anche lesive dell’interesse pubblico, alla cui difesa le Forze Armate sono preposte).
E’ necessario garantire, il buon funzionamento dell’amministrazione militare e necessariamente, il Codice Penale Militare di Pace, che prevede alcune fattispecie di reato contro la persona così come contro l’amministrazione militare e il patrimonio, deve adeguarsi ai reati che si possono perpetrare contro le donne militari. Infatti, in relazione alla violenza di genere sono nate delle proposte di legge, precisamente: Rauti (AS 1193 ) e Maiorino (AS 1478), ossia è indispensabile anche nel Codice Penale Militare far entrare i reati come molestie sessuali, atti persecutori, violenza sessuale etc. Le due proposte di legge summenzionate, nella seduta del 17 marzo 2022, sono state valutate complessivamente in modo positivo, in ragione del fatto che le Forze Armate hanno dei valori non equiparabili a quelli di altra amministrazione pubblica e si è osservato, altresì, che sussiste il notevole rischio di condotte violente o discriminatorie nei confronti delle donne, anche in ragione del rapporto gerarchico, che può essere utilizzato in chiave illecita. Il Codice Rosso deve entrare anche nelle Procure/Tribunali Militari.
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