Secondo la sentenza n.28 della Corte Costituzionale, scritta da Francesco Viganò e depositata ieri, la misura più congrua parte da un minimo di 75 euro. La quota di 250 euro viene descritta come “ben superiore a quella che gran parte delle persone che vivono oggi nel nostro paese sono ragionevolmente in grado di pagare, in relazione alle proprie disponibilità reddituali e patrimoniali”.
La pena pecuniaria è stata individuata come un soluzione per evitare l’ingresso in carcere in caso di reati di lieve gravità, ma di fatto l’utilizzo è molto limitato, e quindi non raggiunge l’obiettivo. Con la proposta di un nuovo valore di riferimento minimo pari a 75 euro è possibile evitare di cancellare semplicemente il valore attuale e originare un vuoto normativo.